Sviluppata da Inail e Istituto italiano di tecnologia, è una protesi poliarticolata in grado di “capire” il movimento che intende eseguire che la indossa
Articolo tratto da Wired: http://www.wired.it/attualita/tech/2015/04/16/prima-mano-robotica-italiana/
16 aprile 2015: È un grande successo per la ricerca e l’innovazione made in Italy. E anche una speranza per le migliaia di persone che, per incidente o malattia, hanno perso l’uso della propria mano. Grazie alla collaborazione tra Inail e Istituto italiano di tecnologia (Iit), è stato messo a punto il primo prototipo di mano artificiale completamente progettato e realizzato in Italia e di derivazione robotica. La protesi è stata presentata oggi a Roma, alla presenza del ministro della Salute Beatrice Lorenzin e di quello del Lavoro Giuliano Poletti.
La mano robotica, chiamata Softhand, è stata messa a punto al Centro protesi Inail di Budrio. Realizzata in plastica e metallo, anche grazie al contributo della stampa 3d, la protesi è estremamente leggera (pesa meno di mezzo chilo) e “ispirata completamente a una vera mano”, come ha spiegato Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Iit, dal momento che in progetti di questo tipo è importante “cercare di imitare la perfezione della natura”. Softhand contiene un tendine artificiale che consente di riprodurre la maggior parte dei movimenti, come presa e rilascio delle dita. Ed è perfettamente controllabile da chi la indossa, come ha mostrato, nel corso della presentazione della protesi, Marco Zambelli, il primo paziente che ha sperimentato la nuova mano. La protesi è infatti dotata di due sensori elettromiografici applicati sull’avambraccio che recuperano i segnali elettrici inviati dal cervello ai muscoli residui, li decodificano e li inviano in tempo reale alla mano. Dopo un periodo di addestramento, Zambelli è riuscito a usare la protesi per compiere attività complesse, come spostare oggetti, impilare blocchi l’uno sull’altro, versarsi dell’acqua, scrivere e addirittura lavorare al tornio o al trapano.
Secondo gli esperti dell’Inail e dell’Iit, il dispositivo dovrebbe essere reso disponibile a tutti i pazienti entro il 2017, dopo un’ulteriore fase di sviluppo preclinico e la costituzione di una startup innovativa che dovrebbe occuparsi di valorizzare e commercializzare la tecnologia. Nel frattempo, l’Istituto Italiano di Tecnologia è già al lavoro con altri centri di ricerca per lo sviluppo di altri sistemi robotici, tra cui una protesi per la caviglia e un esoscheletro, dedicati ai soggetti con disabilità.