Il 27 ottobre 2013, alle 15:00 presso l' Aula Polivalente San Salvatore, in Piazza Sarzano, Genova, si è tenuta una conferenza dal titolo:

Semplice non è facile: Mani umane e robotiche, tra cultura, scienza e tecnologia

Relatori i professori Bicchi dell'università di Pisa ed il Prof Santello dell'Universtà dell'Arizona. Durante la conferenza si è parlato della mano robotica SoftHand progettata dallistituto "Piaggio" dell'università di Pisa e dall'IIT di Genova.

Ecco il resoconto della giornata, a cura di Luca Costelli!!!

 

Mi chiamo Luca Costelli e sono il papà di una bimba di quattro anni, nata con agenesia di parte del braccio e mano destra.

Il 27 ottobre nell’ambito del Festival della Scienza di Genova si è tenuta una conferenza che vedeva come relatori Antonio Bicchi, professore di Robotica all’Università di Pisa e Senior Scientist all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e Marco Santello, direttore e professore di Neuro-scienze presso l'Università Statale dell’Arizona (U.S.A.). Il titolo era “Semplice non è facile” e presentava la Softhand, la mano robotica di progettazione italiana.

Prima di tentare di raccontare, quello che ho visto e sentito alla conferenza premetto che non sono un tecnico e mi scuso se utilizzerò termini non del tutto corretti. La spinta a partecipare alla conferenza è stata quella di comprendere quali siano gli ultimi sviluppi in ambito della ricerca, sperando che quanto prima la ricerca si trasformi in ricerca-applicata. In particolare io e mia moglie eravamo rimasti particolarmente colpiti da un filmato su Youtube in cui una ragazza maneggiava degli oggetti indossando la Softhand. Il fatto di vedere una donna utilizzare una protesi era assolutamente confortante, per noi genitori di una bambina, partendo dalla realtà attuale dove le protesi robotiche attualmente in commercio sono fondamentalmente per il maschio adulto…

Il concetto da cui sono partiti è che la mano è un organo molto complesso, con muscoli, legamenti e recettori tattili, pertanto per riprodurne le funzioni in un sistema artificiale è necessario comprendere i meccanismi alla base della sua abilità. Proprio per questo motivo l’approccio deve necessariamente essere multidisciplinare: Santello ed il suo gruppo hanno studiato la corteccia cerebrale ed i muscoli del controllo, mentre Bicchi ha affrontato la problematica dal punto di vista dello sviluppo dei muscoli per robot utilizzando un approccio, di nascita italiana, detto della cedevolezza ovvero non più robot rigidi ma cedevoli e flessibili, come è naturalmente l’uomo.

La sinergia tra il gruppo di ingegneria e quello di neuroscienze ha portato a sviluppare la SoftHand che pare essere come una novità assoluta nel panorama degli arti robotici e delle protesi, perché combina robustezza e flessibilità. La struttura è in materiale plastico ed è stata ottenuta attraverso tecnologie di costruzione additive, cioè tramite una stampa 3D, che ha permesso di conferire alla mano robotica un disegno innovativo. La mano è priva di ruote dentate ed è costituita da falangi che ruotano una sull’altra, come le articolazioni dell’uomo, e da tendini e legamenti collegati e controllati da un unico motore. Due tra gli obiettivi che si sono posti gli studiosi sono quelli di rendere disponibile un prodotto dal costo molto contenuto (che si discosti dagli attuali costi difficilmente accessibili delle mioelettriche) e sia di semplice utilizzo.

Sono stati proiettati alcuni filmati molto interessanti in cui la mano guidata da una specie di joystick, svolgeva operazioni quali la presa di una bottiglia, l’utilizzo di un contenitore per spruzzare liquidi … Uno dei filmati simile a quello di Youtube mi ha chiarito l’immagine della ragazza di cui dicevo prima: anche lei guidava la mano con il joystick …, quindi si tratta di una persona dotata di entrambe le mani. La mano da quello che ho capito infatti è nata per essere applicata alla robotica e solo in seguito si sono aperte possibilità di un sua applicazione in ambito protesico. Ad una mia precisa domanda sulle caratteristiche della mano e sulla sua futura accessibilità da parte della popolazione (loro stessi hanno parlato di almeno 4000 italiani che ogni hanno necessitano di una mano protesica) mi hanno detto che ad oggi, trattandosi di un prototipo, non possono dare specifiche ma che sono già in contatto con aziende che possano portare ad una futura commercializzazione.